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giovedì 1 marzo 2012

La libertà di dire no ad un lavoro massacrante, il reddito minimo garantito.

“Lo stipendio sarà di 500€ al mese per i primi sei mesi e, se vediamo che il rapporto ci soddisfa entrambi e ci intendiamo, possiamo arrivare per i successivi sei mesi a 800€ al mese tondi tondi” mi comunica il “boss” e prosegue “ovviamente non ti aspettare una passeggiata, qui quasi ogni sera si fanno le nove e mezza, la pausa pranzo è dalle due alle tre per chi se la può permettere, i ritmi sono serrati e non si scherza, l’orario è full time”. All’improvviso nella mia mente si figura un caleidoscopio di immagini, frasi, fatti, persone: Monti che parla del posto fisso, la Fornero e l’Art.18, Camilleri che afferma che alla sua età sotto il fascismo i giovani erano più liberi, le lotte, la Cgil, Giuseppe Di Vittorio, i contadini di Fontamara, la disoccupazione, Berlusconi e la signora Annarella. Ad un tratto un sobbalzo involontario della sua voce dal timbro molto basso mi fa ritornare alla realtà.
La libertà di dire no ad un lavoro massacrante, il reddito minimo garantito.

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